Non è infrequente che, anche a distanza di molti anni da una sentenza di condanna irrevocabile, si scopra che quella medesima sentenza sia ingiusta e a dirlo sia proprio un giudice che abbia riesaminato il caso a seguito di un procedimento di revisione.
Ci si chiede allora se chi ha subìto un’ingiusta detenzione abbia diritto a un qualche indennizzo e come poterlo ottenere.
REQUISITI PER LA RIPARAZIONE
Perché un Giudice possa riconoscere il diritto alla riparazione per un errore giudiziario occorre innanzitutto che l’errore sia stato riconosciuto attraverso la “revisione del giudicato di condanna”. Si tratta di un procedimento straordinario che il difensore dell’imputato può instaurare formulando un’impugnazione avverso la sentenza di condanna diventata irrevocabile ovverosia quando non è più possibile impugnarla con i mezzi ordinari.
Inoltre è necessario che chi viene prosciolto dal Giudice della revisione non abbia dato causa “per dolo o colpa grave” all’errore giudiziario.
COME OTTENERE LA RIPARAZIONE
L’azione giudiziaria per ottenere la riparazione dell’errore giudiziario è di natura civile ed è proponibile alla corte di appello che ha deciso sulla revisione. Legittimati a richiedere la riparazione sono non solo il prosciolto ma, se questi è deceduto, anche il coniuge, i figli, i fratelli e gli affini entro il primo grado di parentela. Il termine per formulare la domanda è di 2 anni dal momento in cui la sentenza di revisione è diventata definitiva.
QUALI SONO LE PRESTAZIONI RIPARATORIE
La più frequente forma di riparazione per l’errore giudiziario è certamente quella pecuniaria, la quale è indeterminata nel massimo e deve essere commisurata alla durata dell’eventuale espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivanti dall’ingiusta condanna.
Le altre forme di riparazione sono la rendita vitalizia, tenuto conto delle condizioni dell’avente diritto e della natura del danno o, se ciò lo richiede lo stato di salute della persona, il ricovero in un istituto a spese dello Stato.
A presto
MN
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